domenica 19 aprile 2015

FALSE CREDENZE SULL’ACQUA

1. Non è vero che l’acqua vada bevuta al di fuori dei pasti. Al limite, se si eccede nella quantità si allungheranno di poco i tempi della digastione (per una diluizione dei succhi gastrici),ma un'adeguata qauntità di acqua (non oltre i 600-700 ml) è utile per favorire i processi digestivi,perchè migliora la consistenza degli alimenti ingeriti.

2. Non è vero che l’acqua faccia ingrassare. L’acqua non contiene calorie, e le variazioni di peso dovute all'ingestione o eliminazione dell'acqua sono momentanee e ingannevoli.

3. Non è vero che bere molta acqua provochi maggiore ritenzione idrica. La ritenzione idrica
dipende più dal sale e da altre sostanze contenute nei cibi che consumiamo che dalla
quantità di acqua che ingeriamo.

4. Non è vero che occorra preferire le acque oligominerali rispetto alle acque maggiormente
mineralizzate per mantenere la linea o “curare la cellulite”. I sali contenuti nell’acqua
favoriscono l’eliminazione di quelli contenuti in eccesso nell’organismo.

Nei bambini in particolare sarebbe bene non utilizzare le acque oliominerali in modo
esclusivo, ma bisognerebbe alternarle con quelle più ricche di minerali, in quanto una
diuresi eccessiva può impoverire di sali minerali un organismo in crescita.

5. Non è vero che il calcio presente nell’acqua non sia assorbito dal nostro organismo.
Ricerche recenti dimostrano il contrario. La capacità dell’intestino umano di assorbire il
calcio contenuto nelle acque (spesso presente in quantità consistente) è considerata
addirittura simile a quella relativa al calcio contenuto nel latte.

6. Non è vero che il calcio presente nell’acqua favorisca la formazione dei calcoli renali. Le
persone predisposte a formare calcoli renali devono bere abbondantemente e ripetutamente
nel corso della giornata, senza temere che il calcio contenuto nell’acqua possa
favorire la formazione dei calcoli stessi: anzi, è stato dimostrato che anche le acque
minerali ricche di calcio possono costituire al riguardo un fattore protettivo.

7. Non è vero che l’acqua gassata faccia male. Né l’acqua naturalmente gassata né quella
addizionata con gas (normalmente anidride carbonica) creano problemi alla nostra salute,
anzi l’anidride carbonica migliora la conservabilità del prodotto. Solo quando la
quantità di gas è molto elevata si possono avere lievi problemi in individui che già soffrano
di disturbi gastrici e/o intestinali.

8. Non è vero che le saune facciano dimagrire. Le saune fanno semplicemente eliminare
sudore. Lo stesso organismo provvederà a reintegrare prontamente le perdite, cosicché

nell'arco di poche ore il peso tornerà ad essere esattamente quello di prima.

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lunedì 13 aprile 2015


VITAMINA D, LA VITAMINA DEL SOLE
Nei primi decenni del secolo scorso, prima della scoperta degli antibiotici, la cura con il sole é l’unico rimedio per malattie come la tubercolosi e il rachitismo. I pazienti con tubercolosi, mandati a trascorrere lunghi periodi in ambienti assolati, molto spesso guariscono. Anche i bambini rachitici con deformità a causa della mancata trasformazione rigida dell’osso, guariscono con l’esposizione al sole. A metà del Novecento le ricerche scientifiche dimostrano che in ratti, resi artificialmente rachitici,  l’esposizione della cute al sole e anche la somministrazione di olio di fegato di merluzzo avevano eccellenti effetti contro il rachitismo. Nel 1922 l’elemento comune al sole e all’olio di fegato di merluzzo viene identificato e chiamato Vitamina D. Da allora innumerevoli studi e ricerche su questa vitamina evidenziano il suo ruolo di micronutriente indispensabile non solo per il metabolismo dell’osso, ma anche per altre funzioni vitali dell’organismo.
Esistono due forme di Vitamina D che, pur differendo minimamente per la loro struttura chimica, hanno un metabolismo simile: la Vitamina D3 o colecalciferolo, contenuta in piccole quantità in prodotti di origine animale, ma prodotta per la maggior parte nella cute umana dopo irradiazione ultravioletta a partire dal 7-deidro-colesterolo e la Vitamina D2 o ergocalciferolo, prodotta solo nei vegetali dall’irradiazione ultravioletta a partire dall’ergosterolo, e pertanto assunta dall’uomo solo con la dieta.
La Vitamina D ottenuta dall’esposizione solare, o attraverso la dieta, è presente nell’organismo in una forma biologicamente inattiva e deve subire due reazioni di idrossilazione per essere trasformata in una forma biologicamente attiva. I due processi chimici di idrossilazione avvengono il primo nel fegato, senza regolazione, che genera la 25-OH-vitamina D o calcifediolo ed il secondo processo avviene nel rene, strettamente regolato, che genera la forma attiva di vitamina D chiamata 1,25-OH-vitamina D o calcitriolo.
La principale sorgente di Vitamina D è costituita nell’uomo dall’esposizione cutanea alla luce del sole e rappresenta il 90% della vitamina D circolante o in forma di deposito. La luce solare, nella sua componente di raggi ultravioletti B, è la migliore e più naturale sorgente di vitamina D ed è proprio la mancanza di esposizione al sole il fattore più rilevante di una sempre più diffusa carenza o insufficienza di Vitamina D. Nell’epoca attuale si passa meno tempo al sole rispetto alle passate epoche storiche, è questa la ragione per cui un  numero elevato di persone è carente di Vitamina D. Questo fenomeno è strettamente legato anche al diffuso impiego di cosmetici e a distorte informazioni sugli effetti dannosi dell’esposizione cutanea ai raggi ultravioletti.
La sorgente alimentare di vitamina D è invece assai scarsa, pochi cibi naturali contengono vitamina D e spesso in quantità limitate, tanto da provvedere solo al 10% del fabbisogno. I cibi con presenza di vitamina D sono il pesce grasso (salmone selvatico, sardine, sgombro, tonno e merluzzo) e i funghi secchi; quantità molto più basse si trovano anche nei derivati del latte intero e nelle uova.
Oggi la carenza di Vitamina D è estremamente diffusa. Oltre all’importanza della vitamina D per la salute dell’osso, recentemente diversi studi hanno suggerito che l’insufficienza di vitamina D sia associata ad un aumento del rischio per molte malattie croniche, comprese quelle cardiovascolari, il cancro, le infezioni e le malattie autoimmuni. Oggi la vitamina D è riconosciuta come pro-ormone con molteplici ruoli nel mantenimento di uno stato di salute ottimale.
La misurazione della concentrazione sierica o plasmatica della 25-OH-VITAMINA D TOTALE (D2+D3) è il più valido indicatore di stato nutrizionale per la vitamina D, conviene richiederla quando facciamo le analisi cliniche di laboratorio.